Questi tre quaderni sono il riassunto di quello che considero il progetto di partenza nel mio percorso di ricerca, e conclusione del mio percorso accademico.

Attraverso un’indagine sul territorio, ho voluto promuovere un’idea di sguardo consapevole e mirato, utilizzando come materia di sperimentazione la città nella sua immagine visiva, e, qui nello specifico, la città di Bolzano. Ho immaginato un’arte urbana che non aggiunga informazioni visive alla città, ma che piuttosto, dialogando con gli elementi della stessa, spinga ad un’osservazione nuova e più consapevole.
Un esercizio e un gioco sul luogo, in cui si mette in dubbio un paesaggio urbano, e lo si rielabora con elementi diversi, con parole nuove, per vedere come cambia, se resta riconoscibile, se resta identificato ed identificante.
Scrive Arnheim:
… ogni cosa, nel mondo, si presenta in un contesto, e da tale contesto . modulata. Quando l’immagine di un oggetto muta, l’osservatore deve sapere se il mutamento sia dovuto all’oggetto in se stesso, oppure al contesto, oppure ad ambedue; altrimenti non comprender. n. l’oggetto n. il suo intorno. Per quanto essi appaiano interconnessi, si può tentare di separarli, specialmente osservando il medesimo oggetto in contesti diversi, e l’azione del medesimo contesto su oggetti diversi.E prosegue sostenendo che vedere un oggetto nello spazio significa vederlo entro un contesto. … Vedere l’oggetto significa esplicitarne le proprietà specifiche, a parte quelle ad esso aggiunte dal suo ambiente e dall’osservatore.… Vedere significa vedere in relazione.
Cosa succede quando le relazioni cambiano, quando gli elementi vengono eliminati, sostituiti, ribaltati?
Quando Kublai Kan si accorge che le città raccontate dal suo interlocutore Marco Polo si assomigliano, come se il passaggio dall’una all’altra non implicasse un viaggio ma uno scambio di elementi, la sua mente inizia a viaggiare per conto proprio, partendo da ogni città descritta e smontata la città pezzo per pezzo, la ricostruiva in un altro modo, sostituendo ingredienti, spostandoli, invertendoli.
La mia intenzione è “costringere” a guardare un determinato luogo per lungo tempo, in modo che la persona che osserva si trovi obbligata a crearsi delle variazioni.
D’altra parte, riprende Arnheim, il mutamento è assente non soltanto nelle cose immobili, ma anche nelle cose che ripetano la medesima azione ininterrottamente. … Quando una persona è costretta a guardare una data figura, si varrà di ogni opportunità per alterarla, variandola: potrà riorganizzare il raggruppamento delle sue parti, o far sì che una figura reversibile slitti dall’uno all’altro dei modi in cui è possibile vederla.
La selettività attiva è una caratteristica fondamentale della visione, come pure di qualsiasi altro impegno intelligente; e la preferenza pi. elementare da notare riguarda i mutamenti nell’ambiente. L’organismo, sulle cui esigenze la visione è modellata, è naturalmente più interessato ai mutamenti che all’immobilità.
Come elementi con cui interagire ho scelto quei luoghi, considerati i più rappresentativi della città di Bolzano. Così ho voluto giocare sul luogo e sulle sue caratteristiche, contraddicendole e riconfermandole, attraverso sovrapposizioni di immagini, fotomontaggi, ritagli, ecc.
Arnheim R., Il pensiero visivo, Einaudi, 1974
Calvino I., Le città invisibili, Mondadori, 1996
NOTE SULL’AUTRICE
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